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I segreti del modello del Normandie
Vi racconto come ho fatto a rendere questo modello completamente manovrabile
Video pubblicato il 31 Agosto 2013 - Durata 8' 53"


Questo modello del transatlantico francese Normandie è navigante e radiocomandato.
In scala 1:100 è lungo 3 metri e 13 centimetri e pesa 72 chilogrammi.
Lo trovate ampiamente descritto nel sito www.mitidelmare.it.
In questo video vi racconto come ho fatto a renderlo completamente manovrabile.
Innanzi tutto le sovrastrutture sono separabili dallo scafo.
Sono asportabili anche la coperta che copre l’estrema prua e tutte le strutture che si trovano a poppa.
E’ così possibile accedere liberamente ai componenti interni.
Queste immagini descrivono il modello dopo i radicali lavori di rifacimento e sistemazione ai quali è stato sottoposto nel corso del 2013 perché, nella configurazione precedente, si verificavano alcuni inconvenienti.
Innanzi tutto i radiocomandi.
Ho abbandonato il vecchio radiocomando a quarzi, che moltiplicava le funzioni grazie a due multinaut, ed ho adottato due radiocomandi che operano su 2,4 GHZ.
Dispongo ora di un totale di 15 canali affidabili.
I segnali radio, che raggiungono il modello attraverso due ricevitori, azionano una serie di servi sistemati, insieme ad altri componenti fra cui i regolatori di velocità, in una struttura rimuovibile posta a poppavia della ciminiera numero 3.
Gli interruttori che attivano manualmente alcune funzioni sono accessibili attraverso due osteriggi.
Gli interruttori generali delle batterie si trovano a poppa sotto la piscina.

Vediamo ora, pezzo per pezzo, tutto quello che è installato a bordo.
Ci sono quattro batterie al piombo. Due da 12 volt per alimentare le luci ed i servizi e due da 6 Volt per la propulsione.
I ricevitori ed i servi sono alimentati da un pacco di pile ricaricabili da 6 Volt.
Per la propulsione utilizzo tre motori elettrici.
Uno aziona le due eliche centrali e, attraverso un sistema di ingranaggi, garantisce identico regime di rotazione ad entrambi i propulsori.
Le due eliche esterne sono invece azionate da motori indipendenti.
Un servo governa il timone.
L’illuminazione interna del modello è ottenuta grazie a 7 lampade da 10 Watt, una per ciascun compartimento dello scafo.
Per favorire la diffusione della luce l’interno è pitturato di bianco.
Per i fanali di via e per l’illuminazione delle passeggiate e delle ciminiere, sono utilizzate micro lampade da 3 Watt.

Ho impiegato lampade ad incandescenza perché il modello, durante le mostre statiche, è collegato alla rete elettrica a corrente alternata e si illumina automaticamente all’avvicinarsi dei visitatori.

Prima della partenza vengono attivati i generatori di fumo delle ciminiere 1 e 2.
Si tratta di due resistenze che bruciano una miscela di gasolio, olio di vasellina e petrolio lampante. Il tiraggio forzato è ottenuto grazie a due micro ventilatori a portata regolabile.
Dai fianchi della nave esce l’acqua di raffreddamento messa in circolazione da una pompa il cui funzionamento è radiocomandato per consentirne l’arresto quando il modello si è sufficientemente allontanato dal pubblico. Ciò per risparmiare energia.
Le prese mare di questa pompa corrispondono esattamente a quelle reali presenti sullo scafo della nave vera.

Il modello, prima di partire, manda a riva la bandiera di partenza che verrà sostituita, all’inizio della manovra, dalla bandiera di pilota a bordo.
Queste bandiere sono manovrate da una macchina dotata di una ruota con due gole nelle quali scorrono le sagole. Prima avevo costruito una macchina con due rocchetti ma le spire si sovrapponevano e le bandiere salivano e scendevano con difficoltà. Il movimento è dato da un piccolo motore elettrico e la rotazione è limitata da due fine corsa.

Alla partenza la nave emette un fischio lungo di sirena e si sentono le campane dei telegrafi di macchina e di coperta.
Questo è ottenuto grazie ad un sistema che utilizza una tromba elettrica e due campanelli.
Sempre alla partenza la nave salpa le ancore.
Due verricelli, realizzati con motorini e ingranaggi recuperati da vecchie macchine per ufficio, provvedono a filare e a recuperare le catene.
Le maglie delle catene, con traversino, sono state costruite con filo di ottone da 0,6 mm piegato con una pinzetta e saldate a stagno.
Le ancore sono costruite in ottone ma, nella parte inferiore, sono di piombo. Questo per favorirne la discesa.

Il modello dispone di quattro idranti antincendio sistemati a prua, sotto la plancia. Sono alimentati da due pompe recuperate dai lavavetri di vetture demolite.
Le prese mare di queste pompe si trovano a prua sotto la carena.
Tutte le pompe, prima della partenza, devono essere innescate.

Il modello può eseguire la curva Williamson, ovvero la manovra di recupero dell’uomo a mare. Per fare questo libera dei galleggianti rossi che, giunti in acqua, si dispongono verticalmente simulando il naufrago.
La caduta è comandata da un segnale radio ed è ottenuta dal rientro di un ritegno mosso dalla bobina di un relé.
La curva Williamson consiste nell’immediata accostata di 60 gradi verso il lato della caduta, per allontanare le eliche dal naufrago, ed una successiva accostata, in senso contrario, fino a raggiungere la rotta inversa rispetto a quella seguita al momento della caduta.

Il modello può eseguire il saluto. Per fare questo emette tre fischi lunghi di sirena e ammaina la bandiera nazionale, sistemata sull’albero di poppa, fino a metà altezza. Ricevuto il segnale di risposta emette un fischio e rimanda a riva la bandiera.
Anche la bandiera nazionale è ora manovrata da una macchina simile a quella costruita per le bandiere di segnalazione.

In plancia è installata una piccola telecamera che trasmette, a terra, le immagini così come si vedono dalla timoneria.
Per conoscere meglio questo modello, e vederlo in navigazione, visitate il sito www.mitidelmare.it