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Restauro del modello del piroscafo ESEMPLARE


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Restauro del modello del P.fo Esemplare
Il video che racconta la sitemazione del modello.
Pubblicato il 10/08/2008   -   Durata:  4' 08"
Clicca sulla foto e vieni a vedere
Piroscafo Esemplare a Camogli
Questo video mostra il modello che naviga nel porto di Camogli.
Pubblicato il 18/10/2008  -   Durata  5' 51"
Clicca sulla foto e vieni a fare una breve gita a Camogli.
Il modello prima del restauro
Il modello - Il Museo Marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli possiede il modello di un piroscafo che è stato costruito fra il 1914 ed il 1915 dal Cap. Rodolfo Bozzo.
Sul modello è installato un sistema di propulsione a vapore che si compone di una caldaia a tubi di fumo e di una motrice a vapore monocilindrica.
L’apparato motore è stato costruito dal Cap. D.M. Giuseppe Valle.
Il Capitano Valle fu imbarcato su questa nave come Capo Macchinista.
Il Comandante Pro Schiaffino, Direttore del Museo, al quale mi lega antica conoscenza e grande stima, mi ha chiesto di restaurarlo e metterlo, possibilmente, in condizione di navigare.
Lo stato del modello era pessimo e nutrivo molti dubbi sulla possibilità di poterlo sistemare.
La fiducia mostrata dal C.te Pro era, però, uno stimolo al quale non mi potevo sottrarre.
Nel mese di Gennaio 2008 ho ritirato il modello e l’ho portato nel mio “minicantiere” di Varese. Qui l’ho smontato completamente e l’ho trovato in condizioni ancora peggiori di quanto la prima indagine mi aveva fatto supporre. Le foto mostrano il battello durante lo smontaggio. 
Il modello durante lo smontaggio
Lo stato del ponte lance
La caldaia
La motrice a vapore
L'originale
Il modello riproduce il P.fo Esemplare, ex Strathdee, costruito a Newcastle nel 1889 e appartenuto all'Armatore genovese Mariano Maresca. Fu affondato da un siluro tedesco nel 1917.
La nave aveva una lunghezza di 91,44 metri ed una larghezza di 12,59 metri. Al puntale misurava m 5,94.
Aveva una stazza lorda di 2.593 tonn. e una stazza netta di 1.623 tonn.
Il modello è stato donato al Museo G.B. Ferrari di Camogli, in data 25 Febbraio 1943, dalla Sig.ra Maria Iole Maggiolo in Alfaruolo.
La poppa prima della riparazione
Lo scafo - Lo scafo è in legno. E’ robusto e pesante. E’ privo di ordinate e sembra costruito con la tecnica del pane e burro (sovrapposizione di tavole orizzontali presagomate). All’interno è stata applicata una sostanza pastosa che, indurendosi, lo ha irrigidito e reso stagno. Sul fondo c’è una piastra in ferro che funge da zavorra e da supporto per l’apparato motore.
Lo scafo presentava irregolarità e asimmetrie. Inoltre, soprattutto alle estremità prodiera e poppiera, laddove sono fissati ruota e dritto di prora e dritto di poppa, in metallo, presentava vistose corrosioni. L’ho grattato completamente ed ho ricostruito le parti deteriorate o mancanti. Ho usato un mastice a due componenti che asciuga in 24 ore, senza ritiro, e dopo 48 ore è lavorabile. Ha un’ottima resistenza meccanica e si combina perfettamente con il legno e con il metallo. E’ verniciabile con qualsiasi prodotto..
La prua prima della riparazione
Lo scafo stuccato
Lo scafo verniciato
Risolti i problemi più gravi ho dato allo scafo varie mani di stucco, alternandole ad accurate carteggiature con carta abrasiva sempre più fine. Alla fine l’ho verniciato con pittura sintetica opaca. L’opera morta è nera. Per l’opera viva ho utilizzato un verde che ho fatto produrre a campione.
Tutti i ponti sono costruiti in legno massello. Nel tempo si sono incurvati e si sono spaccati lungo le venature.
In alcuni punti il materiale era deteriorato o mancante.
Li ho puliti su entrambe le facce e li ho livellati.
Nella parte inferiore ho  applicato dei fogli di compensato di betulla, invisibili dall’esterno.
Questo
rimedio ne garantisce una migliore stabilità nel tempo.
Alla fine ho verniciato il tutto con più mani di flating opaco per esterni.
La coperta di poppa prima della riparazione
La coperta di prua prima della riparazione
La tuga comando prima del restauro
L'osteriggio prima del restauro
La tuga di poppa prima del restauro
Le sovrastrutture - Anche le sovrastrutture presentavano evidenti segni di deterioramento.
Ho smontato tutte le
parti metalliche, ringhiere e oblò, ed ho pulito ogni parte verniciandola, poi, con flating opaco.
Ho rifatto tutto il sistema di candelieri e ringhiere con lo stesso materiale e la stessa tecnica originali.
Ho sostituito tutti gli oblò: i grandi con anelli dello stesso tipo, i piccoli ricostruiti in ottone. Tutti poi vetrati con dischi di acetato.
Le scialuppe
Sul modello c’erano due improbabili scialuppe di plastica in pessime condizioni e, certamente,
non originali.
Ho costruito due imbarcazioni, con la tecnica del pane e burro, utilizzando un progetto della stessa epoca della nave.
Una scialuppa di salvataggio
I salvagente
Alcuni salvagente erano irrecuperabili. Li ho sostituiti con altri che ho costruito in legno.
La tuga centrale restaurata
Il supporto della ciminiera
La ciminiera, in metallo, poggiava direttamente sul collettore di scarico della caldaia.
Dovendo separare la macchina dalla nave, ho costruito un piccolo basamento, smontabile, sul quale si innesta la ciminiera.

L'astuccio dell'elica
La motorizzazione - Scopo del restauro non era solo quello di rendere presentabile il modello, ma di metterlo anche in condizioni di navigare.
Come primo intervento ho sistemato l’asse dell’elica che era montato in maniera molto precaria. Ho costruito l’astuccio che si vede nella foto a fianco che, oltre a stabilizzare l’asse, impedisce l’entrata dell’acqua.
Il servo comando del timone
Il timone
Il timone è azionato da un sistema a ingranaggi montato in coperta e manovrato da una ruota.
L’ho pulito e sistemato in modo da ripristinarne il corretto funzionamento meccanico.
Per rendere funzionante il timone anche tramite radiocomando ho montato un servo, nascosto nella piccola tuga di poppa, che è collegato all’asse del timone per mezzo di tiranti posti sotto coperta.

La flangia prodiera è originale e su questa si innesta un giunto, che ho costruito appositamente, che consente l’accoppiamento con due motori elettrici di propulsione che lavorano in parallelo.

La macchina originale
L’idea iniziale era quella di rimettere in funzione l’impianto termico originale, composto da una caldaia a tubi di fumo e da una motrice alternativa monocilindrica.
Purtroppo i componenti, oltre che in pessime condizioni, erano privi di alcune parti.
La caldaia, poi, sottoposta a prova di tenuta, si è rivelata un colabrodo.
La prova di tenuta della caldaia
Perdite della caldaia
La macchina alternativa
Ho considerato la possibilità di ripararla, anche con il conforto di esperti specifici, ma alla fine, in accordo con il Museo, abbiamo deciso di evitare interventi che ne avrebbero pregiudicato l’aspetto originale senza garantire, probabilmente, la tenuta soprattutto sotto pressione.
Anche la motrice, che si vede a sinistra, lasciava molto perplessi.

La propulsione provvisoria
Restava, comunque, l’obiettivo di mettere il Patras in condizioni di navigare. O almeno di
scendere in acqua per compiere alcune evoluzioni ed essere fotografato e filmato.
Ho realizzato un sistema provvisorio così composto:
- - Una serie di accumulatori ricaricabili a 6 V per complessivi 6 Ah.
- - Due motori elettrici, con riduttore, accoppiati con un sistema ad ingranaggi.
- - Un regolatore di velocità.
- - Un radiocomando a 4 canali (di cui solo due utilizzati).
- - Un generatore di fumo a 12 V con alimentazione indipendente.
Sotto il boccaporto della stiva di prora sono stati sistemati i due interruttori per l’avviamento del generatore di fumo e il sistema di propulsione, nonché le prese per la ricarica delle batterie.
Il sistema è facilmente amovibile ed il suo utilizzo è limitato alle evoluzioni dimostrative prima che il modello venga sistemato definitivamente nel Museo.
Le prove di macchina
Mercoledi 30 Luglio 2008 ho portato il modello alla “Schiranna”. Così è chiamata la zona di
Varese che si affaccia sull’omonimo lago.
Varato il modello e azionati i vari congegni, il P/fo ESEMPLARE ha “navigato” compiendo diverse evoluzioni. 
Il modello in navigazione
Il modello in navigazione
Il modello in navigazione
Il modello pronto per l'esposione al Museo
Macchina e caldaia pronte per l'esposione al Museo
Presentazione al museo
Il modello, così restaurato, torna ora a fare bella mostra di sé al Museo di Camogli.
Perché la sua presentazione sia adeguata al valore, soprattutto storico, dell’oggetto, ho cercato di costruire dei basamenti che spero siano adatti.
Ho sistemato il modello su una base e, su un’altra, pressoché identica, la caldaia e la motrice.
Le foto, qui a fianco, mostrano il battello nella condizione definitiva.

Un ringraziamento particolare va al Com.te Pro Schiaffino e a Gino Anselmi per il sostegno prestato.

La lettera del Direttore del Civico Museo Marinaro Camogliese "GIO BONO FERRARI"

Camogli, 25 Agosto 2008
Prot. 12/2008/19275

Egr. Sig. Cap. Duilio Curradi - Via Crispi, 68 - 21100 VARESE

e p.c. Arch. Guido Risicato - Assessore alla Cultura Comune di Camogli - Sede
e p.c. Dott. Carla Campodonico - Responsabile di settore Comune di Camogli - Sede

Caro Duilio,
    desidero ringraziarti sentitamente per lo splendido restauro eseguito sul modello del "P.fo ESEMPLARE", esposto nel nostro Museo dal 1943, ma che in conseguenza del grave deterioramento avrebbe dovuto essere ritirato.
    Il tuo prezioso lavoro ha riportato il reperto nelle condizioni di quando fu costruito, nel 1915, dal Comandante Rodolfo Bozzo e pertanto è risitemato, in bella evidenza nella sezione modelli.
    Quanto sopra è stato oggetto di un articolo su "Il Nuovo Levante" che ti allego.
    E' nostra intenzione dar vita a una manifestazione pubblica, nel porto di Camogli, della funzionalità del tuo restauro, eseguendo tutte le manovre che vengono eseguite per le "Prove in Mare", richieste dal Registro Navale, per le unità di nuova costruzione, con il motore radiocomandato che hai installato sul modello.
    Per tale esibizione, che rientrerà nelle manifestazioni per ricordare il 70° anniversario della  fondazione del nostro Museo, ti daremo ogni possibile informazione dopo aver fissato la data con l'Assessore, arch. Guido Risicato.
    Nel rinnovarti il mio ringraziamento e quello degli amici del Museo, nonché dei colleghi della Società Capitani e Macchinisti Navali, di cui sei socio benemerito, ti saluto con viva cordialità

Il Direttore
(Bruno Sacella)