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YACHT DIGEST
FAC SIMILE DELL'ARTICOLO
STORIA, TRADIZIONI, CULTURA NAVALE, BARCHE D'EPOCA E MODELLI
Anno quindicesimo   n. 108     Agosto - Settembre 2001

Ecco il mio Titanic...   e la sua vera anima   (L'articolo è corredato da numerose fotografie)

E' stata un'impresa davvero titanica: affannose ricerche di documenti storici, dieci anni d'impegno e 8000 ore di lavoro. Il comandante Duilio Curradi racconta come è riuscito a far rivivere il mitico transatlantico, ricostruendolo nei minimi dettagli. Persino all'interno.

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Sono trascorsi quasi novant'anni da quel 14 aprile del 1912 quando, in una gelida notte senza luna, con un Atlantico calmo come non mai, il Titanic andò incontro al suo tragico destino. Di questo epico liner è già stato scritto di tutto e di più. E hanno realizzato persino numerosi film. C'è stato chi ha cercato di descriverne i fatti, chi ha imbastito romanzi, chi ha formulato le ipotesi più incredibili, contribuendo così ad aumentare l’alone di mistero che ancora oggi avvolge il suo affondamento.
Nessun altro fatto, ancorché drammatico, ha inciso nell'immaginario collettivo, per così lungo tempo, come quello che ha avuto per protagonista il Titanic. Anch'io, in un certo senso, sono stato coin volto da questa storia. Vi racconterò quindi come l'ho vissuta e come è nato il "mio" Titanic. Sì, un Titanic tutto mio, costruito in dieci anni di lavoro, alla ricerca di quelle emozioni che l'hobby del modellismo sa dare e che, nella costruzione di questa particolare nave, hanno assunto una forza ancora maggiore.
Sono particolarmente legato al mare e alle navi, sia per le mie origini sia per il mio primo mestiere. E se i casi della vita mi hanno allontanato da questo mondo, continuo comunque a gustarne il fascino attraverso i modelli che realizzo. Ma perché, vi domanderete, ho scelto di ricostruire la miniatura di questa mitica nave passeggeri? 
Tutto iniziò quando il ricercatore Robert Ballard trovò il relitto
Tutto ebbe inizio nel 1985, quando il ricercatore americano Robert Ballard individuò, a 4000 metri di profondità, il relitto del Titanic, spezzato in due tronconi. Le prime foto subacquee cominciarono ad apparire sui giornali. E la storia del Titanic tornò d'attualità. L'anno successivo, Ballard scese sul relitto con il batiscafo Alvin e, per mezzo di un piccolo robot subacqueo, ispezionò buona parte degli interni. Come molti, seguii costantemente gli sviluppi delle ricerche: ciò che mi interessava particolarmente erano soprattutto gli aspetti tecnici dell'operazione. Ma avevo da poco finito di costruire il modello di un'altra nave da carico ed ero in cerca di una nuova idea per mantenere attivo il mio minicantiere. Per le ultime due navi che avevo costruito, avevo realizzato anche i locali interni, un modo per scoprire, come amo dire, l'anima della nave. In una delle due unità avevo addirittura realizzato anche il rubinetto dal quale il cuoco prendeva l'acqua per allungare il vino (almeno questa era la versione che mi diede il vecchio nostromo della nave che spesso interpellavo per conoscere la storia e i più piccoli dettagli, basilari per dare veramente vita a una riproduzione).
Duilio Curradi (nella foto a fianco) è l'arteficie del modellino di queste pagine e l'autore dell'articolo. Nato 62 anni fa ad ancona, ma cresciuto a Camogli (Genova), ha navigato come ufficiale di macchina per cinque anni.
Poi ha lavorato al Centro Comune di Ricerche della Comunità Europea a Ispra.
Oggi vive a Varese, ma le sue radici sono ben salde nel Golfo Paradiso.

Alloggi ufficiali di coperta

Salone di 1a classe

Scalone al ponte "A"

Ristorante e café parisienne
Una specie di grande vuoto sembrava circondare la storia del Titanic
Poi, un po' per caso e un po' per curiosità, cominciai a raccogliere informazioni sul Titanic; ma non era facile, all'epoca, reperire il materiale necessario per costruirne il modello. In particolare, appariva estremarnente difficile riuscire a ricostruire, con accettabile approssimazione, una nave così complessa senza disporre di una documentazione adeguata. Confesso che all'inizio ero molto scettico sulla riuscita dell'impresa. Mi ero abituato a lavorare con tutto il supporto possibile. Nelle ultime realizzazioni avevo avuto a disposizione l'intero archivio della Compagnia armatrice, i ricordi dello stesso armatore, quelli di un suo comandante e di un nostromo. Addirittura, avevo lavorato avendo a disposizione il catalogo delle pitture originali che venivano inviate a bordo. Come potevo raccapezzarmi ora in quella specie di grande vuoto che sembrava circondare il Titanic? Non mi potevano certo aiutare i romanzi, le descrizioni generiche o gli articoli dei giornali all'epoca reperibili.
Decisi così di interpellare il cantiere costruttore, a Belfast, dal quale ottenni, tra mille diffi coltà, quattro disegni e una serie di fotografie. Trovai pochi libri, qualche rivista e alcune foto pubblicate sui quotidiani. Praticamente avrei dovuto iniziare la costruzione disponendo solo di una vista d'insieme e dello sviluppo dei ponti. Ma ormai l’idea del Titanic mi aveva total mente conquistato. E allora via, con una buona dose di azzardo e sperando in colpi di fortuna che, alla luce degli accadimenti successivi, non mi sono certo mancati, lo scafo iniziò a prendere forma. Poi, lentamente, nacquero anche le sovrastrutture. E, di seguito, in parte perché avevo già costruito gli interni di altri modelli, e un po' perché i disegni che avevo mostravano l'organizzazione dei vari ponti, mi sono sentito quasi obbligato a realizzare anche i locali interni.

Bussola normale

Passeggiata di poppa

Aletta di plancia

Scialuppe di salvataggio
Perché il lavoro è durato 10 anni? Innanzitutto, ho costruito il Titanic completamente in legno, utilizzando il materiale normalmente reperibile nei negozi di modellismo. Ho usato soprattutto il solito compensato di betulla, nei vari spessori, e i listelli di tiglio, anche questi nelle diverse misure. I ponti che costituiscono le sovrastrutture ovvero il ponte lance, il ponte A, che accoglie i saloni principali di prima classe, il ponte B e il ponte C, occupati anche questi da cabine e locali destinati, in larga parte, sempre alla prima classe, sono stati costruiti separatamente. Per la decorazione di pavimenti o pareti ho riportato su piccoli pannelli di carta quanto riuscivo a individuare nelle fotografie e poi li ho applicati in opera con pellicole biadesive. I mobili, nei diversi stili, li ho realizzati in legno imitando, al meglio, quelli descritti nelle fotografie dell'epoca e poi li ho sistemati nei locali. Ma uno dei problemi maggiori era rapprese tato dai colori: le foto di cui disponevo erano tutte in bianco e nero e qui mi sono fatto aiutare dalle conoscenze di un restauratore di mobili antichi.

Ponti passeggiata di ppvia
Ogni ponte si doveva incastrare perfettamente in quello sottostante e, per alcuni anni, a mano a mano che la finitura degli interni procedeva, era un continuo smontare e rimontare. Il modello intanto già veniva esposto alle varie mostre. In effetti l'operazione stava affascinando il pubblico che, seguendo le mie descrizioni, si trovava a compiere un'emozionante viaggio all'interno della nave. Ma quando spiegavo che, alla fine del lavoro, avrei chiuso tutto e che quindi il modello non si sarebbe più potuto aprire, inevitabilmente scoppiava una mezza rivolta.Mi sforzavo di spiegare che le strutture di legno si deformano con il tempo, che smontare e rimontare i ponti può provo care danni anche gravi, che non sarebbe stato possibile finire esternamente il modello. E fin qui le motivazioni tecniche. Poi cercavo di far comprendere che un modello tende, di norma, a riprodurre una nave vera. S'è mai vista nella realtà un'unità che si può "sfogliare"? Ma nien te: mi dicevano che bisognava essere matti per decidere di fare tutto quel lavoro e poi chiuder lo e non farlo più vedere. 
Realizzare gli interni significa scoprire l'anima del transatlantico
Allora ricorrevo a un'altra motiva zione, meno pratica, ma certa mente più romantica: dicevo che quando avevo deciso di costruire le navi anche all'in terno, era perché cercavo di scoprire la vera anima della nave. E che così avevo fatto anche con il Titanic. Ogni vol ta che scoprivo i ponti, però, avevo la sensazione di sotto porre il Titanic a una sorta di spogliarello dissacrante. In fon do quei locali sono stati testi moni di tragedie inenarrabili e bisogna averne un grande rispetto. Mentre io sono andato a frugare dentro. Qualcuno ha commentato che per fare questo ci vuole una buona dose di coraggio. E allora, al di là delle pur incontestabili ragioni tec niche, amo dire che alla fine ho chiuso tutto, sperando che l'anima del Titanic, forse disturbata dal mio lavoro, possa riposare in pace anche nel mio modello.
Ora il mio liner sta svolgendo il suo "regolare servizio", continuando a essere esposto alle varie manifestazioni. Intanto, il mio minicantiere continua a essere attivo. Al momento sto costruendo un altro transatlantico famoso: il francese Normandie, del 1935, a mio parere la più bella nave che sia stata mai varata. Il modello, realizzato finora solo nelle sue componenti essenzia li, ha effettuato le prove in acqua in aprile ed è solo in gra do di navigare e compiere le manovre principali. Poi verrà rifinito con l'aggiunta di tutti i particolari come ringhiere, sca le, illuminazione e di tutte quel le funzioni radiocomandate che gli consentiranno di imitare, nel miglior modo possibile, le operazioni della nave reale. Il mio obiettivo? Riuscire a diffondere almeno una piccola parte di quella nobile passione che è il modellismo.
COME NASCE UNA PASSIONE
Tante sono le ragioni che portano ad amare il modellismo: il marinaio che ha trascorso il periodo di leva in Marina militare e che, tor nato a casa, comincia a ripro durre la nave sulla quale è sta to imbarcato; chi è affascina to dal mare e dalle navi; chi si vuole misurare con costruzio ni impegnative.
La mia storia comincia, invece, in quinta elementare, quando, finita da poco la Seconda Guerra Mon diale, vivevo a Camogli. Sta vano cominciando a costruire il Golfo Paradiso I, il primo battello che collegava Camo gli a San Fruttuoso. Affasci nato dai lavori, ronzavo intor no ai carpentieri e lentamente vidi il battello nascere. Mi ven ne subito voglia di farne uno anch'io, anche se più piccolo. E così, raccogliendo ritagli di compensato misi insieme un "coso" con una prua e una poppa. Purtroppo il mio bat tello, appena toccata l'acqua, si capovolse. Ma ormai il seme era gettato. E continuai le mie piccole costruzioni. Dopo la scuola media, mi iscrissi all'I stituto Nautico. Seguì, poi, un breve ma intenso periodo in Marina mercantile: qualche nave passeggeri e da carico. Mi trasferii poi sulle sponde del Lago Maggiore a fare il "ter ricolo". Ma anche da queste parti c'è tanta acqua (a Castellanza, in via Bemocchi 10, si è sviluppata l'Anvo, Associa zione Navimodellisti Valle Olo na, una delle organizzazioni più importanti d'Italia). Qui realizzai qualche modello, poi smisi. Nei primi Anni 80, su invito del Museo Marinaro di Camogli, partecipai a un con corso per ricostruire un Liberty. Io ero stato imbarca to proprio su una di quelle navi, come potevo rinunciare? Anzi, da qui l'idea di costrui re gli interni della nave: vole vo rifare la cabina nella qua le avevo vissuto durante l'im barco. L'emozione fu tale che non smisi più.