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Tranquilli, non affonda. E' un Titanic da salotto

Ottomila ore di lavoro nell'arco di dieci anni per una riproduzione certosina del colosso del mare affondato durante il viaggio inaugurale nel 1912. L'impresa di Duilio Curradi ha dell'incredibile: ha rifatto anche i rubinetti e i piatti bordati d'oro. Che potranno però essere intravisti solo dagli oblò.

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Questo articolo è stato pubblicato in occasione della presentazione del modello all'Ospedale di Cittiglio (Varese)

«Aprite quella porta» è il titolo emble­matico della sesta stagione culturale promossa dall'Unità di Psichiatria di Cittiglio che si propone di stabilire una tradizione di incontri con l'arte, aperti a tutti, all'interno del Servizio Psichia­trico di Diagnosi e Cura, abitualmente inteso come luogo "off limits" di conte­nimento e di gestione della crisi psichi­ca. «Abbiamo invitato Duilio Curradi perché riteniamo che il suo lavoro sia arte» spiega Isidoro Cioffi, psichiatra responsabile della UOP che prosegue illustrando le finalità dell'iniziativa. «Mettendo in comune uno spazio fisi­co e metaforico attraverso un patrimo­nio collettivo, quello dell'arte appunto, è possibile trovare l'"uomo" nella digni­tà della sua completa interezza resti­tuendo ad esso, tra l'altro, le sue aree relazionalmente funzionanti, altrimen­ti negate dalla parcellizzazione istitu­zionale tra sano e ammalato». Il pro­gramma proseguirà fino al 23 marzo con un «Reportage sul Mozambico» di Andrea Bernardi; dal 25 marzo al 15 aprile con «Opere pittoriche di Denis Musumeci» (orari: dalle 15 alle 17).

Un'impresa davvero "titanica". Otto mila ore di lavoro distribuite nell'arco di dieci anni. Questo il tempo impiegato dal vare­sino Duilio Curradi per la realizzazione fe­dele, persino nella magnificenza degli ar­redi interni, del modellino, in scala 1:100, del litanie. E' così perfetto che il regista Bigas Luna lo ha utilizzato per le riprese del film che uscirà a primavera «La femme de chambre».
E' fitta di appuntamenti l'agenda di Curradi. Specialmente ora che il kolossal di Ja­mes Cameron candidato a 14 Oscar, ha catalizzato l'attenzione del pubblico in­torno alla storia del leggendario transa­tlantico inglese, colato a picco durante il viaggio inaugurale, nel 1912, dopo aver urtato un iceberg. Il modellino, che ha ap­pena lasciato la mostra allestita all’«Amerigo Vespucci modellismo» di Mila­no, è atteso a Cittiglio mercoledì 18, nei locali del Servizio Psichiatri­co, in occasione della stagio­ne culturale «Aprite quella porta»; poi in maggio partirà per Firenze dove è stato invi­tato all’ «Antiquariato Expo». Ma il modello statico di Curradi è di molto precedente al film di Cameron. Lungo 2 metri e 70 centimetri, inco­mincia ad esistere proprio, nel 1985, nei giorni in cui: una spedizione scientifica franco-statunitense ritrova il relitto del Titanic, spezzato in due tronconi, a 4000 me­tri di profondità. «Avevo da poco ultimato il modello di una nave da cari­co, volevo cimentarmi con qualcosa di più complesso e non potevo rimanere insen­sibile alla grande emozione di quel ritrovamento» commenta Curradi, 57 anni, originario di Camogli, già uomo di mare (era capi­tano di macchine) ed oggi capo settore dei servizi ope­rativi logistici del CCR di Ispra, iscritto all'ANVO (Associazione Navimo­dellisti Valle Olona)

«Il problema maggiore fu trovare la docu­mentazione - prosegue con entusiasmo - I cantieri Harland & Wolff di Belfast non avevano quasi nulla. Per un momento temetti, mentre lavoravo al modellino, che mi avessero in­viato i disegni del gemello Olympic, iden­tico, ma con una passeggiata coperta al posto dei lussuosi appartamenti del Titanic. Quante volte ho dovuto rifare ciò che ave­vo realizzato!».

Finché nel 1995 i! modello fu ultimato. Tutto è perfettamente uguale all'originale. La coperta, le passeggiate, i ponti, le scia­luppe. Ma ciò che rende "diversa e pecu­liare" l'opera di Curradi è la realizzazione degli arredi interni, una "mania" che non trova riscontro solitamente nei modellisti. «E la cosa che mi appassiona di più» com­menta con entusiasmo e con l'aria di chi sta per cimentarsi in un gioco. «Ho comin­ciato ad arredare i miei modellini quando ho realizzato la nave sulla quale avevo speso un anno della mia vita, una Liberty che si chiamava "Golfo di Trieste". Volevo assolutamente vivere l'emozione di "ricalpestare" la cabina dove avevo abitato». La riproduzione della nave, 1200 ore di la­voro (affondata nella realtà un anno dopo le dimissioni di Curradi), vinse la medaglia d'oro al concorso bandito dal museo Mari­naro di Camogli e piacque talmente all'ar­matore che insistette perché ne realizzasse un altro modello di una nave, "II Golfo di Palermo", andata persa durante la guerra Iran-Iraq.
«Le lacrime del nostromo di quella nave, nel rivedere gli interni, dove aveva vissuto, gli oggetti che aveva utilizzato, hanno rappresentato   per   me   la  soddisfazione  più grande» esclama Curradi. Cosa si prova nel veder ultimato un modello che ha impegnato anni della nostra vita ? «L'emozione si vive giorno per giorno. Il divertimento si assapora ogni volta che si riesce a superare un ostacolo, ad inventare una soluzione» è la risposta. «Per questo ho accettato di portare in mostra il Titanic al reparto psichiatrico di Cittiglio. Perché credo che questo "oggetto" sia capace di dare delle emozioni». Sul modello si susseguono una miriade di salette, di cabine di prima e seconda clas­se, di bagni e ripostigli. La palestra è persino funzionante! Ci sono le tovaglie sui ta­volini del ristorante, i piatti rifiniti d'oro sulle mensole, i rubinetti e le maniglie in filo d'ottone.
Ma di tutte queste meraviglie, non è più possibile vedere nulla. Se non scrutando attraverso gli oblò. Dopo aver esposto per un certo periodo il modello sezionato, Curradi ha deciso infatti di sigillarlo. «Può sembrare folle, ma esistono ragioni tecni­che per cui sono stato costretto a prendere questa drastica decisione. Il modello è in legno e si deforma se lasciato aperto. Non si può continuare ad aprire e chiudere i ponti senza provocare seri danni». Dopo un sospiro riprende pensieroso: «Fare gli interni per me significa cercare l'anima della nave. L'anima del Titanic è laggiù, in fondo all'oceano. Forse è giusto che riposi in pace, anche nella mia realizzazione». Un velo di tristezza e poi subito un nuovo guizzo d'entusiasmo. Curradi ora è alle prese con il modello del "Normandie", un transatlantico francese del 1935. «La nave più bella mai costruita. Sarà navigante. Dovrà essere uguale all' originale in tutto e per tutto, anche nelle prove d'emergenza. Sarà lunga 3 metri e 13 centimetri. Mi impegnerà per il resto della mia vita»

Lisetta Buzzi Reschini