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Sommergibile Turtle
La strana tartaruga progenitrice dei mezzi d'assalto

Articolo pubblicato dal trimestrale di scienza e tecnica n. 35 - Settembre 2014
L'HOBBY DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA
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Torniamo a guardare nella collezione di Dino Dall’Asta.
Questa volta troviamo il sommergibile Turtle”
Una sorta di uovo che testimonia l’inventiva ed il coraggio di chi, con pochi mezzi, cerca di opporsi a navi molto più potenti.
Per comprendere questi sforzi, che oggi ci si presentano con soluzioni che è facile ritenere un po’ ingenue, bisogna pensare a quelle che erano le conoscenze tecniche dell’epoca in cui queste strane macchine furono realizzate.
Sul sito www.mitidelmare.it, nella sezione profili/sommergibili, la collezione inizia proprio con l’immagine del Turtle.

Quanta strada è stata fatta …sott’acqua.
Ma adesso lasciamo che Dino ci racconti il suo gioiello

Duilio Curradi
Sommergibile “Turtle”

Progettato dall’Ing. David Bushnell nel 1776, il Turtle (Tartaruga) era una incredibile piccola macchina sommergibile a forma ovoidale e con sezione ellittica: una nuova arma segreta da impiegare contro le navi da guerra britanniche ancorate nel porto di New York durante la guerra di indipendenza americana.
Aveva un aspetto insolito, simile appunto a due gusci di tartaruga di uguali dimensioni uniti insieme a metà altezza e vincolati da una cerchiatura in ferro battuto.
Alta 1,80 m, larga alla cintura max di 1,30 m e dal dislocamento di 2 t, fu costruita con tavole in legno di quercia opportunamente sagomate, affiancate e calafatate con pece a livello delle giunture per assicurarne la perfetta tenuta all’acqua, galleggiando così come un tappo di sughero.
Era concepita per avvicinarsi nottetempo alla flotta britannica alla fonda e in prossimità per immergersi sotto una nave, perforare mediante l’azione manuale di una trivella sporgente sulla sommità il legname dello scafo in modo da poter agganciare successivamente un barilotto contenente 70 kg di polvere nera che doveva esplodere a tempo, mediante un apposito fusibile comandato da un orologio.
Come tipologia e modalità di attacco il Turtle è stato senz’altro il primordiale capostipite dei nostri mezzi d’assalto impiegati nel ‘900, sia nella 1a GM con la torpedine Rossetti “Mignatta”, sia nella 2a GM con il Siluro a Lenta Corsa “Maiale”.

Pilotata da un solo uomo era così attrezzata:
•    sulla sommità uno sportello d’accesso incernierato a forma di cupola con inseriti piccoli oblò per la visione sia superiore che laterale a 360°;
•    due eliche bipala a comando manuale per spostarsi in orizzontale e in verticale,
•    il timone comandato manualmente mediante una leva;
•    due pompe a mano per espellere l’acqua di zavorra, contenuta in un apposito vano sotto pavimento, per emergere;
•    una valvola comandata da un pedale per introdurre l’acqua nello scafo, quale zavorra per immergersi;
•    sei blocchi rettangolari di piombo fissati verticalmente a raggiera sulla parete interna quale zavorra stabile;
•    una pompa di ventilazione a soffietto per introdurre aria fresca all’interno;
•    due tubi snorkel, uno per aspirare l’aria esterna e l’altro per espellere quella viziata interna;
•    un’asta verticale con terminale a trivella a comando manuale per perforare lo scafo in legno della nave nemica;
•    un barilotto esplosivo appeso all’esterno;
•    un blocco di piombo da 90 kg a forma cilindro-conico con la doppia funzione di ancora e di zavorra che, agganciato ad una corda lunga 15 m,   l’operatore poteva rilasciare per ancorarsi o sganciare per emergere rapidamente in caso di emergenza; successivamente, poteva recuperarlo mediante un rullo a manovella;
•    un asse sagomato centralmente quale seduta per l’operatore;
•    una bussola;
•    un profondimetro verticale a parete;
•    una pistola appesa alla parte interna per difesa personale.
Certamente l’operatore, lungamente addestrato durante le prove effettuate nel fiume Connecticut, oltreché avere un coraggio e una spregiudicatezza fuori dal comune, doveva essere anche un “top gun”, sia nel fisico che nella capacità di coordinare l’uso dei vari leveraggi/manovelle/pedali, orientarsi nel contempo attraverso gli oblò e soprattutto manovrare in immersione in uno spazio così angusto, al buio completo e con una riserva d’aria di soli 30 minuti…
Sembra fantascienza, ma questo incredibile mezzo è realmente esistito, compiendo storicamente una sola missione.
La missione
Nella notte del 6 Settembre 1776 il sergente Ezra Lee, volontario del 10° Reggimento Continentale degli Stati Uniti, a bordo del Turtle  aveva il compito di attaccare la nave HMS Eagle, ammiraglia della Royal Navy britannica armata con 64 cannoni, che era alla fonda insieme al resto della flotta nel porto di New York.
Trainato silenziosamente da una lancia a remi e lasciato in prossimità dell’obiettivo, a causa della corrente marina contraria impiegò un paio d’ore di duro lavoro con la manovella che agiva sull’elica orizzontale per poter prendere contatto con lo scafo nemico, per poi immergersi e prepararsi a perforarlo con la trivella in dotazione, al fine di agganciarvi il barilotto contenente polvere nera.


Purtroppo lo scafo in legno era rivestito nella parte immersa da lamiere di rame e l’operatore, già esausto, non riuscì ad agire con forza e costanza sulla trivella per poter perforare anche questo imprevisto ostacolo e quindi, anche per il progressivo esaurimento dell’aria respirabile, dovette abbandonare l’impresa ed emergere.
Nel frattempo, al primo chiarore dell’alba fu scoperto e inseguito da una lancia di pattuglia;  a quel punto sganciò il barilotto esplosivo, lo fece detonare a distanza riuscendo così a disorientare gli inseguitori, per poi disimpegnarsi e a mettersi in salvo.
Anche se la missione non si concretizzò, l’impresa non fu infruttuosa perché costrinse le navi inglesi a salpare precipitosamente e per sicurezza a disporsi più al largo, dove però non avrebbero potuto effettuare con più efficacia il blocco navale al porto di New York.
Quindi gli storici hanno valutato che fu una vittoria prettamente psicologica ottenuta semplicemente con l’impiego di tale arma sconosciuta, il primo sommergibile operativo della Storia navale mondiale.
Il modello  scala 1:32

Non potevo lasciarmi sfuggire questo originale e incredibile modellino, per cui non ho esitato ad acquistare il kit dalla statunitense Cottage Industry Models.
Lo scafo, in resina di color bianco, si presenta in due pezzi tagliati in asse orizzontalmente che si uniscono perfettamente a incastro, senza bisogno di aggiustamenti o stuccature varie.
Ho decisamente preferito tagliare parte della fiancata dello scafo, troppo interessante e utile visualizzare l’interno per evidenziare così quanto precedentemente descritto, anche se non è stato semplice posizionare e collegare i vari componenti nei due gusci, anche per lo spazio ristretto a disposizione.
Una estremità dell’asse di seduta si appoggia… nel vuoto, mancando la controparte di parete precedentemente asportata; ho così provveduto a fissarla all’altra estremità inserendo nello spessore due corte barrette metalliche che con l’aiuto della Loctite ho inserito in altrettanti fori nella parete opposta integra.
Ho eseguito la verniciatura con il solo uso del pennello usando acrilici di colori e marche diverse, realizzando così “l’effetto legno” del guscio, dando poi invecchiamento, lavaggio ed usura in forma leggera.
Il solo scafo finito è alto 7 cm, largo alla cintura max 5 cm ed è sostenuto da quattro appoggi alti 3 cm che, in sostituzione di quelli forniti nel kit in resina color bianco stampati su di un basamento circolare anch’esso in resina dal notevole spessore, ho preferito realizzare ex novo, avendo in progetto una diversa rappresentazione.
Ogni appoggio è formato dall’unione di due spezzoni di trave a sezione quadrata che ho ricavato da un listello di legno di pari dimensione di quelli in resina.
Opportunamente tagliato e sagomato ho unito i pezzi con del cordame, fissandoli poi su una base da 5x5 cm formata da listelli di legno di diverso spessore, al fine di rendere solidale il tutto.
Ho posizionato il Turtle così completato su un tratto di pontile di legno che ho costruito con listelli piatti fissati su una struttura formata da travi incrociate, il tutto poi verniciato, unitamente alla precedente struttura, con tonalità diverse di impregnante all’acqua Syntilor.
Il pontile si regge su quattro pali ricavati da spezzoni di rami secchi che, per l’aspetto della loro corteccia rugosa e invecchiata naturalmente, si prestano ottimamente in questo contesto portuale.
Quest’ultimi sono inseriti in una lastrina in metacrilato effetto acqua della Essebiemme, preventivamente forata e dipinta a pennello dapprima con acrilici di tonalità diverse dal di sotto e rifinita poi in alcune zone della superficie usando del gel denso trasparente della Vallejo per simulare un lento movimento ondoso, sul quale ho sparso frammenti di filamenti naturali di vegetazione marina.
A completamento ho steso del gel denso opaco dell’Abbiati Wargames per simulare la leggera increspatura  delle onde e dato una spruzzata di liquido effetto acqua della Toffano. La lastrina poggia su una base di  materiale isolante edile da 19x15 cm, sul cui bordo ho incollato centralmente una piastrina in ottone da 10x2 cm con inciso il nome affiancato dall’immagine stampata della prima bandiera nazionale adottata alla proclamazione della Dichiarazione d’Indipendenza, che presenta il cantone blu con 13 stelle.
Ho aggiunto un paio di anelli d’ormeggio inseriti nelle travi del pontile, altrettante cime fissate rispettivamente ad un bozzello in legno ad una estremità di una pertica di manovra e a una boa da ormeggio di forma biconica ingabbiata da una rete di corda e un moschetto Brown Bess appoggiato a quest’ultima; il tutto proveniente parte dal mio archivio e parte dal kit del figurino.
Infatti, per maggior completezza e realismo, ho inserito un figurino in metallo della ”La Fortezza” raffigurante un marinaio americano della stessa epoca 1775/76 che, appoggiato con una mano a un palo anch’esso di legno naturale e fissato verticalmente a lato del pontile, sembra guardare con incredulità e scetticismo il Turtle.
Per confortarlo, gli ho posizionato accanto un bel barilotto di rhum…

Bibliografia ed immagini:
   Robert Jackson  “Submarines of the World” - Ed. Grange Books 2007
   http://militaryhistory.x10.mx/shippictures/warshippictures/first%20submarines.htm
   http://connecticuthistory.org/david-bushnell-and-his-revolutionary-submarine/
   http://www.bushnellhomestead.org/DavidBushnell.html