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Sommergibile Nautilus
Il primo sommergibile funzionante della storia

Articolo pubblicato dal trimestrale di scienza e tecnica n. 35 - Settembre 2014
L'HOBBY DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA
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Il sommergibile Nautilus

Questo titolo può indurre a pensare al sottomarino che, creato dalla fantasia di Giulio Verne, incontriamo nel romanzo Ventimila leghe sotto i mari al comando del Capitano Nemo.
Oppure ci viene in mente il primo sottomarino a propulsione nucleare che, varato nel 1954 dalla Marina degli Stati Uniti, effettuò la prima traversata sottomarina del Polo Nord.
No. Nessuno dei due anche se, nella nostra storia, c’entrano un po’ entrambi.
Vogliamo parlare del curioso sottomarino di Fulton che prese il nome da quello scaturito dalla fantasia di Verne e che rappresentò il primo passo per quegli sviluppi tecnologici che portarono ai moderni sottomarini nucleari.

Il profilo di questa strana macchina lo riprendiamo dal sito www.mitidelmare.it, ma grazie al bravo modellista Dino Dall’Asta ne possiamo conoscere la storia e ammirarne la riproduzione.
Andiamo a leggere cosa ci racconta Dino della nave e del suo modello
Il Nautilus è stato il primo vero sommergibile funzionante della Storia.
Fu progettato verso la fine del ‘700 da Robert Fulton, ingegnere e inventore statunitense della Pennsylvania trasferitosi in quegli anni in Francia.
Il nome è quello di un genere di mollusco cefalopode, dal complesso e mirabile  sistema di equilibrio idrostatico, che ispirò a Jules Verne il suo immaginario sottomarino comandato dal capitano Nemo nel libro “Ventimila leghe sotto i mari”.
Nel 1800  Fulton sottopose il suo progetto al Primo Console Napoleone Bonaparte, presentando l’idea di un sottomarino che avrebbe potuto attraversare la Manica e, sott’acqua, colpire nei loro porti le navi inglesi, allora in guerra con i francesi. Ottenuto il finanziamento necessario, il Nautilus venne velocemente costruito presso il cantiere Perrier a Rouen e testato con successo nell’anno successivo nella località di Camaret-sur-Mer, all’ingresso della rada di Brest. Lo stesso Fulton, insieme a tre membri dell’equipaggio, si immerse fino alla profondità di otto metri per un’ora, senza il minimo inconveniente.
Durante questo test il sommergibile riuscì anche ad affondare uno schooner (veliero a due o più alberi inclinati verso poppa) utilizzando una carica di polvere da sparo galleggiante trainata fino a colpire il bersaglio. Fulton chiamò questa nuova arma "torpedo" dal nome della manta, pesce dotato di organi capaci di emettere potenti scosse elettriche. Negli anni successivi la torpedine divenne sinonimo di mina subacquea e siluro.
Nonostante il buon esito del collaudo i francesi non si lasciarono impressionare dalle prestazioni del sommergibile e ne bloccarono la produzione.
Fulton decise allora di proporre la sua invenzione ai nemici di Napoleone, ovvero agli inglesi. Nel 1805, in un altro test, il Nautilus riuscì addirittura ad affondare un brigantino da 300 t ma, ancora una volta, non riuscì a convincere la Royal Navy, notoriamente conservatrice.
Fulton condusse una esistenza amareggiata per l'incomprensione del governanti ai quali si era rivolto per far realizzare i suoi progetti: non fu capito da Napoleone, dagli ammiragli inglesi, dal Direttorio ai ministri e dagli scienziati del tempo.
Benché il battello funzionasse egregiamente dando prova del suo valore, non fu mai preso in considerazione, probabilmente per le idee troppo avanzate del suo progettista e per i tempi non ancora maturi ad accogliere un simile avveniristico mezzo subacqueo.
Finita la sua esperienza europea, Fulton rientrò in patria dove riuscì a coronare con successo un altro suo progetto. Infatti, nel 1807, inventò la nave a vapore, facendo installare l’apparato motore ideato da James Watt sul battello commerciale Clermont in navigazione sul fiume Hudson.  
Fulton morì a New York nel 1815.

Fin qui la storia. Adesso andiamo a guardare più da vicino questo curioso prototipo.
Il Nautilus aveva una caratteristica forma filante ellissoide, dovuta agli specifici studi ed esperimenti in acqua eseguiti dallo stesso Fulton.
Era costituito da una struttura metallica rivestita esternamente da lamiere di rame.  Lungo 6,5 m, con un diametro di 1,9 m, era dotato, verso prua, di una torretta a cupola con tre piccoli oblò per l’osservazione e, a poppa, di due timoni per il controllo del movimento orizzontale e verticale, antenati dei moderni timoni di profondità.
Inoltre era provvisto sia di serbatoi di galleggiamento sotto lo scafo, comandati da pompe interne, sia di serbatoi di aria compressa per il rifornimento di ossigeno, con una autonomia di circa sei ore per le previste quattro persone d’equipaggio.
Sott’acqua era spinto da un’elica bipala azionata a mano con un meccanismo a volantino (velocità 1-2 nodi), mentre la propulsione in superficie era data da un sistema velico a forma di ali di pipistrello, sostenuto da un albero incernierato e pieghevole verso poppa, che veniva alzato o abbassato secondo necessità mediante un verricello con fune comandato dall’interno (velocità 3-4 nodi, naturalmente a seconda della potenza del vento).

Sotto la prua, agganciata ad una cima fuoriuscente da un foro, sporgeva una piccola ancora metallica a quattro bracci con marre che veniva comandata anch’essa da un apposito volantino.
Come detto in precedenza, l’arma offensiva - la torpedo - era costituita da un contenitore ovoidale galleggiabile con una carica di circa 11 kg di polvere nera che, trainato sotto lo scafo in legno della nave nemica, veniva provvisoriamente posizionato tramite spuntoni appuntiti di ferro sporgenti a raggiera dall’involucro. 
Appena messo in posizione il contenitore si provvedeva a fissarlo definitivamente mediante un apposito puntale a trivella azionato dall’interno e sporgente verticalmente sulla sommità della cupola di osservazione.
A fissaggio avvento il sottomarino si sfilava, spezzando il puntale alla base, e, raggiunta una distanza di sicurezza, azionava l’esplosione a strappo mediante un meccanismo di scatto applicato al detonatore.
Il modello  scala 1:32

Anche questo è un modello che mi ha particolarmente incuriosito, sia per la sua originalità che per la sua storia e quindi non ho esitato a procurami il kit della statunitense Cottage Industry Models.
Non ho incontrato alcuna difficoltà a realizzarlo, vuoi per le dimensioni contenute che per la semplicità di montaggio dei vari componenti in resina di color bianco.
Un po’ laboriosa, invece, è stata la realizzazione del sistema velico, composto da una struttura di sostegno formata da otto tondini di legno, tagliati a misura e opportunamente uniti tra di loro a ventaglio mediante funi e occhielli, mentre l’albero centrale, a sua volta composto da due tondini, è incernierato alla base, in modo da poter abbassare e adagiare il tutto sulla parte superiore dello scafo quando il sommergibile doveva operare sott’acqua.
Questa operazione veniva eseguita, tramite una manovella interna, da una bobina a due scanalature che agiva su un’unica fune; dalla scanalatura inferiore la fune partiva infilandosi in un tubo fissato orizzontalmente sulla sommità dello scafo, ne usciva da un foro praticato all’estremità per poi arrivare, in diagonale, ad un altro foro in cima all’albero centrale e discendere lungo lo stesso albero fino alla scanalatura superiore della bobina di partenza: un po’ complesso ma perfettamente funzionante!
La tela della vela l’ho ricavata da una pezza di cotone bianco, successivamente immersa in un vassoio di alluminio riempito con del the per dare un po’ di invecchiamento;  l’ho tagliata  sagomandola a forma di ali di pipistrello, l’ho bordata con un tratto di corda nascosta dalla piegatura interna dei lembi della tela stessa e l’ho fissata sulla corrispondente struttura di sostegno.
Per realizzare sia i vetri dei tre oblò che la lente del monocolo in mano al figurino ho usato il liquido Synthaglass della Toffano.
Alla torpedine ho aggiunto quattro spezzoni metallici appuntiti, non previsti nel kit, e un occhiello a cui ho fissato la fune di traino.
Ho eseguito la verniciatura con il solo uso del pennello con un mix di acrilici di colori e marche diverse, dando poi invecchiamento in forma leggera.
Per un maggiore realismo, ho inserito il figurino “INCROYABLE” della francese Metal Modeles che ho scoperto dopo una ricerca nel Web e che è perfettamente adatto al contesto, sia come epoca che come postura nell’ammirare con incredulità il sommergibile.
Il modello, delle dimensioni di 23x6xH.20 cm, e la torpedine poggiano su colonnine in metacrilato inserite in una lastra effetto acqua con fondo bianco della Essebiemme, sulla quale ho posizionato una lastrina in ottone con inciso il nome del battello e, come parziale fondale, una cartolina raffigurante la prova in acqua a Camaret-sur-mer in una illustrazione d’epoca.

Dino Dall’Asta
Bibliografia:
http://www.presqu-ile-de-crozon.com/camaret-sur-mer/015-robert-fulton-sous-marin-nautilus.php
https://www.asme.org/engineering-topics/articles/transportation/robert-fulton