Benvenuto in una pagina del sito mitidelmare.it
Se ti piace il modellismo navale, se vuoi vedere modelli realizzati da tanti appassionati, se vuoi qualche piccolo suggerimento costruttivo, comincia dalla home page.   Buona navigazione !

Non ci sono più le stagioni di una volta

...e non è soltanto un luogo comune  di Duilio Curradi
Articolo pubblicato dal trimestrale Agosto 2007  Il Notiziario del Campeggio Club Varese
Torna alla home page

Torna all'indice degli articoli di argomenti vari
Nelle pagine di questo nostro Notiziario abbiamo già parlato dell’innalzamento della temperatura del nostro Pianeta, delle cause, delle conseguenze e di alcuni possibili rimedi.
Proviamo adesso a vedere se riusciamo a dare un senso alla frase che abbiamo usato come titolo e che ci ritroviamo a pronunciare sempre più spesso.
Cos’è, innanzi tutto, una stagione?
Secondo gli Astronomi le stagioni sono legate al movimento degli astri, ovvero, nel nostro caso, al movimento della terra intorno al sole.
Il nostro Pianeta,  che in 365 giorni percorre un’orbita ellittica intorno al sole e ruota su se stesso intorno ad un asse inclinato, viene irraggiato dal sole in maniera diversa nell’arco dell’anno. Da qui il susseguirsi delle quattro stagioni astronomiche.
Durante l’inverno il nostro emisfero nord viene  irraggiato  di meno,  e  quindi  fa  più freddo. D’estate, grazie ad un irraggiamento maggiore, fa più caldo.
Naturalmente succede il contrario nell’emisfero sud. Se andate, ad esempio, a trascorrere il Natale in Australia (magari senza il camper) portatevi il costume da bagno.

Questo meccanismo non cambia, ne possiamo essere sicuri. Perché, allora, le nostre stagioni si comportano in maniera sempre più bizzarra?
Ecco che qui entra in scena il climatologo.
Il compito di questo esperto è, almeno in questo caso, assai complesso. Lui deve tenere conto di numerosi fattori quali, ad esempio, la presenza delle montagne, la vicinanza del mare e, cosa molto importante, la temperatura media.

Ed è proprio questa temperatura che, con il suo progressivo innalzamento, crea gli scombussolamenti che ci portano a dire che le stagioni sono cambiate.
Gli inverni sono meno freddi e le estati più calde. Primavera ed autunno sembrano avere le idee sempre più confuse. E la situazione pare destinata ad evolvere in maniera negativa. Con l’aumento della temperatura media, valutato da alcuni in 2 gradi, e da altri in 4-5 intorno al 2050, i fenomeni si accentueranno.
Al di là di quello che abbiamo già detto nel Notiziario precedente, alcune conseguenze si vedono già nella natura che ci circonda più da vicino.
Quanti di noi posseggono un giardino, un orto o, quantomeno, grazie agli splendidi luoghi nei quali abbiamo la fortuna di abitare, possono osservare alberi, fiori e animali.

Tutti abbiamo notato che le gemme spuntano prima e di conseguenza  anche la fioritura è più precoce. 
Secondo alcuni studiosi pare che questo ciclo si sia anticipato di circa una settimana negli ultimi trent’anni.
E gli animali?
Noi animali umani brontoliamo un po’, ma poi ci procuriamo un bel condizionatore d’aria con il quale, a fronte di un momentaneo sollievo, contribuiamo a peggiorare la situazione generale. Ma sulla terra non ci siamo solo noi, come animali. Anzi, siamo gli ultimi arrivati, anche se di gran lunga i più pericolosi.
Un bell’esempio ci viene dal ciclo della quercia, del bruco e della cinciallegra. Una volta, a primavera, facevano capolino le foglie della quercia, poi si dischiudevano i bruchi che se ne cibavano e, alla fine, arrivavano le cinciallegre che mangiavano i bruchi.
Il ciclo della quercia, del bruco e della cinciallegra
Tutto sembra in equilibrio. Ma si tratta di un equilibrio assai fragile.
Animali e vegetali non reagiscono allo stesso modo ai mutamenti climatici e, soprattutto, alle variazioni di temperatura.
Si verifica perciò quella perdita di sincronismo per cui i bruchi nascono prima che siano nate le foglie delle querce, e quindi  fanno la fame, e la stessa triste sorte tocca alle simpaticissime cinciallegre. E’ vero che molti di noi piazzano in giardino quelle palline di grasso delle quali vanno ghiotti questi uccelli. Ma non si può certo considerare questa una soluzione.

Situazioni di questo tipo si verificano in molti altri casi e le conseguenze generali rischiano di essere assai gravi.
Sono ovviamente indispensabili scelte importanti a livello planetario, ma è il comportamento di ciascuno di noi che può contribuire a contenere le conseguenze negative per l’intero ecosistema.
Anche noi, amanti del plein air e della natura come siamo, o pretendiamo di essere, dobbiamo porci in una posizione virtuosa ed esemplare.