Benvenuto in una pagina del sito www.mitidelmare.it
Se ti piace il modellismo navale, se vuoi vedere modelli realizzati da tanti appassionati, se vuoi qualche
piccolo suggerimento costruttivo, comincia dalla home page. Buona navigazione!

Il Museo della Marineria di Cesenatico
La visita alla sezione galleggiante attraverso lo splendido diorama
realizzato dal Socio A.N.V.O. Luigi Vanetti

Le informazioni contenute in questa pagina provengono dal costruttore del diorama o sono estratte dal volume "Guida al Museo della Marineria di Cesenatico" - Comune di Cesenatico - Edizioni Minerva
Questa scheda è stata preparata con il materiale fornito dal Costruttore del modello. Eventuali riproduzioni sono possibili solo con l'autorizzazione del Costruttore.
Il museo, unico in Italia nel suo genere, oltre alle raccolte esposte nel padiglione della sezione a terra affianca una sezione galleggiante.
E' proprio questa sezione che ha affascinato il bravissimo modellista navale Luigi Vanetti, socio dell’A.N.V.O. - Associazione Navimodellisti Valle Olona di Castellanza.
Luigi ha prima costruito le imbarcazioni, ormeggiate nel porto canale progettato da Leonardo Da Vinci, che comprendono le tipologie maggiormente utilizzate nell’Alto Adriatico fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento e poi ha riprodotto l’intero canale.

Guarda il VIDEO con la "visita al diorama"

Guarda le fasi della costruzione del diorama
Noi approfittiamo di questo bellissimo diorama per fare un “giro” virtuale sulle banchine e ammirare le imbarcazioni.
La figura a sinistra ci mostra la riproduzione del canale.
Lo stiamo guardando dal lato a monte e vediamo tutte le imbarcazioni ormeggiate con la prua rivolta verso il mare.
La nostra passeggiata comincia dalla banchina di sinistra, lato mare.
La risaliremo tutta e poi ci porteremo sulla sponda di destra.
In questo percorso illustreremo le imbarcazioni attraverso le loro riproduzioni in scala 1:25.
La prima barca che incontriamo è un Trabaccolo da pesca, detto anche “barchett”.
E’ una tipica barca della costa romagnola in uso nel 1925.  E’ caratterizzata dall’ampia prua a “petto d’anatra” e dagli occhi in rilievo.
Aveva una lunghezza variabile fra i 12 e i 16 metri. Era molto solida e adatta alla pesca a strascico.
In alcuni periodi dell’anno alternava la pesca con il trasporto di merci varie.

Aveva un albero di maestra e uno di trinchetto, entrambi con vele al terzo decorate con figure o simboli.




Il Bragozzo d’altura è una variante di maggiori dimensioni del bragozzo. In uso nel XIX secolo era impiegato per la pesca d’altura.
Le campagne di pesca in alto mare duravano anche molti giorni e richiedevano una solida organizzazione.
Solitamente queste imbarcazioni pescavano riunite in piccole flotte e utilizzavano imbarcazioni minori, ad esempio il topo, per il trasporto del pescato a terra.




Il Topo chioggiotto è del 1950.
Come il bragozzo, anche il topo è un’imbarcazione tipica della Laguna di Venezia, dove è tuttora utilizzato nella sua versione motorizzata.
Di lunghezza variabile da 6 a 10 metri, era una barca molto agile e veloce, dal fondo piatto e allunato alle estremità per facilitarne il disimpegno in caso di arenamento.
Armata di un solo albero con vela al terzo era adatta anche alla voga.
Queste barche pescavano soprattutto con i parangali, oppure erano usate per il trasporto veloce del pescato dalle flotte d’alto mare ai porti di vendita.




Nella parte più alta del canale incontriamo il Trabaccolo da trasporto Giovanni Pascoli del 1936.
Detto anche “barca da viaggio” era la versione più grande del trabaccolo da pesca ed era utilizzato soprattutto per il trasporto di merci varie. Si trattava, infatti, di un vero e proprio piccolo veliero, diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Era armato con due alberi con vela al terzo, a volte sormontati da una piccola vela quadra, e un polaccone (focco) armato sull’asta di prua. Solida e semplice trasportava carichi di ogni tipo - carbone, zolfo, legname, pietre, laterizi, generi alimentari - tra i piccoli porti e verso i porti maggiori, spesso esercitando il contrabbando.




Adesso attraversiamo il ponte e ci portiamo sulla sponda destra del canale.
Ammiriamo la cura che il modellista ha posto nel riprodurre i parapetti, i lampioni, gli idranti e ogni altro particolare che fanno, di questa opera, un vero pezzo d’arte.
Questa Paranza del 1951 riproduce una imbarcazione originaria della costa di Marche e Abruzzo. Era simile al trabaccolo per la prua ampia e ricurva "a petto d'anatra".
Si distingue però dalle altre barche originarie dell’alto Adriatico per il lungo pennone superiore, ricordo della vela latina che equipaggiò a lungo queste imbarcazioni prima di essere soppiantata dalla più pratica vela al terzo.  E’ decorata da occhi in rilievo e da una berretta rossa al colmo della prua.
Il loro nome deriva dal fatto che praticavano la pesca a strascico in coppia, procedendo “a paro”.





Questa Lancetta adriatica, del 1949, era una barca molto diffusa, caratterizzata dalla prua e dalla poppa verticali, con un solo albero armata di vela al terzo (due per il tipo più grande del “lancione”).
Ogni lancia, in genere, era portata da un pescatore e da un ragazzo, di solito uomini indipendenti che non si sottoponevano volentieri a far parte dell’equipaggio di barche più grandi. Esercitavano pesca a strascico o piccola pesca costiera.





La Battana era una barca semplice ed economica, molto versatile per la piccola pesca costiera.
Aveva un solo albero con vela al terzo e un polaccone (fiocco).
Il fondo era piatto, e ogni pezzo della struttura era rettilineo e quindi facilmente reperibile.
Dipinte con colori vivaci, al posto degli occhi, a prua, avevano dipinte due stelle.
Quando cadevano nel cavo dell’onda battevano con fragore: da questo forse deriva il loro nome.




Questo Bragozzo del 1960 è una imbarcazione per la pesca e/o per il trasporto di merci.
Molto diffusa nel medio e alto Adriatico praticava il piccolo cabotaggio spingendosi fino al mar Ionio.
E’ dotata di due alberi armati con vele al terzo.







La "vela al terzo" era caratteristica dell'Adriatico centro-settentrionale. Le vele erano dipinte sia per preservare il tessuto che per identificare le imbarcazioni ed il proprietario. Ad esempio, all'arrivo in porto, il riconoscimento consentiva precedenze e vantaggi nella vendita del pesce e nella determinazione del suo prezzo.
Queste le decorazioni principali:







I proprietari delle imbarcazioni adottavano una propria decorazione distintiva.
Queste le vele delle famiglie di Cesenatico:
Dalle ricerche di Siro Rocca Rossellini che fu uno dei fondatori del Museo.