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Queste informazioni sono estratte dalla ricerca di Francesco Giuliani dal titolo:
I mezzi di salvataggio delle navi - Scialuppe e gruette.
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Le dotazioni di salvataggio a bordo di una nave hanno sempre rivestito particolare importanza, potendo garantire la sopravvivenza in caso di naufragio, e per questo vengono concepite in modo tale da rispondere al meglio alle varie situazioni che potrebbero occorrere alla nave su cui sono installate. Questi sistemi comprendono le imbarcazioni di salvataggio e tutti quei sistemi atti a metterle in mare correttamente ed in sicurezza nel più elevato numero di eventi avversi possibili. Le imbarcazioni possono essere di tipo rigido, ovvero le comuni scialuppe, oppure gonfiabili, come i canotti in uso oggi su tutte le unità passeggeri e mercantili di linea e da crociera.
Tra le gruette impiegate nel passato possiamo trovare essenzialmente cinque tipi fondamentali, fra queste:
•  Le gruette di tipo “radiale”, che furono massicciamente installate soprattutto nell’ottocento e che trovarono posto sia sulle ultime baleniere a vela (per poter ammarare velocemente le lance necessarie alla caccia), sia su grandi navi passeggeri tra cui spiccano le turbonavi RMS Mauretania, RMS Lusitania ed RMS Aquitania.

Gruette Radiali
La gruetta radiale rappresenta, a differenza del bigo, il sistema che più di tutti ha rappresentato lo “standard” per la messa in mare delle lance tra l’ottocento ed i primissimi del novecento. Esso è un sistema estremamente semplice ed essenziale, sovente ad ammaraggio manuale (in cui cioè le cime dei pescanti venivano rilasciate o recuperate direttamente dai marinai), che tuttavia consente di ottenere una certa affidabilità per lo scopo a cui è preposto. Sistemi di questo tipo hanno equipaggiato tutti i più grandi bastimenti durante l’era Vittoriana fino al terminare dell’età Edoardiana nel primo decennio del novecento, pur mantenendo qualche posizione illustre su realizzazioni fino agli anni ’20. Possiamo trovare questo sistema ad esempio sulla S.S. Great Eastern del 1858, possente piroscafo “ibrido” (cioè propulso dal vapore, pur conservando un’imponente attrezzatura velica) progettato dal celebre ingegnere britannico Isambard kingdom Brunel. Tale piroscafo, dotato sia di propulsione con ruote a pale, sia di propulsione ad elica e vele ausiliarie, fu il primo a superare i 200 metri di lunghezza con scafo interamente in ferro e rimase insuperato nella propria mole per molti anni. Altre realizzazioni notabili sono rappresentate dalla coppia di turbonavi RMS Mauretania ed RMS Lusitania, nonché la RMS Aquitania della compagnia britannica Cunard Line; quest’ultima, purché le tali sistemi nel 1913 - anno del varo - fossero già stati superati dal nuovo tipo “a quadrante”, venne comunque equipaggiata con le gru radiali.



Il sistema che qui citiamo si compone essenzialmente di due bracci verticali, infulcrati alla murata dello scafo o delle sovrastrutture, che presentano superiormente un’estremità ricurva (a). Ad ogni estremità ricurva è connesso un bozzello, che unito ad un altro bozzello connesso all’estremità poppiera o prodiera della lancia, formerà un paranco necessario per diminuire lo sforzo che il marinaio addetto all’ammaraggio dovrà espletare per mantenere il controllo della discesa in mare. Per ogni braccio ci sarà quindi un paranco, uno connesso a prua ed uno a poppa (b), per un totale di due per lancia.
Le cime dei pescanti, al fine di ottenere il pieno controllo di discesa, vengono girate più volte attorno ad una bitta a croce (c), realizzando così un numero di giri morti tale da ottenere l’attrito utile ad evitare che la lancia - per via del proprio peso - vada in caduta libera. Quando la gru è tenuta in condizione di riposo, la lancia alloggia nelle proprie selle, rizzata e coperta come descritto nel paragrafo sui bighi. In questo caso i bracci della gruetta sono rivolti verso il lato entrobordo della nave, con i paranchi laschi.

Nel caso si debba procedere all’ammaraggio, si rimuovono teli e rizze (d), e si procede a rimuovere le sezioni di sella rivolte verso la murata, così da poter traslare la lancia fuoribordo senza doverla sollevare eccessivamente dal ponte. Una volta ruotati i bracci della gruetta fuoribordo con scialuppa al seguito, si abbassa la lancia fino a farne coincidere grossomodo il parapetto con il tavolato del ponte della nave e qui si procede con l’imbarco delle persone, dopodiché si prosegue con l’ammaraggio vero e proprio. Qui saranno i marinai preposti che rilasceranno gradualmente le cime dei pescanti, avendo cura di farlo all’unisono per non calare più velocemente un’estremità piuttosto che l’altra. Ci sono casi in cui, con un sistema di gruette del genere, la lancia venisse mantenuta permanentemente fuoribordo con i bracci della gruetta costantemente sbracciati; questa configurazione veniva tenuta soprattutto sulle navi da guerra, per avere le lance già pronte all’ammaraggio in caso di emergenza, ma non è raro che ciò avvenisse anche sulle navi passeggeri, così da avere sempre un’imbarcazione subito pronta all’uso.  Quest’ultima configurazione è visibile tutt’oggi sulla nave scuola Amerigo Vespucci della MMI (in riferimento alle sei lance laterali e alla lancia baleniera di poppa).