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Queste informazioni sono
estratte dalla ricerca di Francesco Giuliani dal titolo: I mezzi di salvataggio delle navi - Scialuppe e gruette. Il documento, quando sarà completo, verrà pubblicato sul sito mitidelmare.it e sarà scaricabile in formato PDF |
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Le dotazioni
di salvataggio a bordo di una nave hanno sempre
rivestito particolare importanza, potendo garantire la
sopravvivenza in caso di naufragio, e per questo vengono
concepite in modo tale da rispondere al meglio alle
varie situazioni che potrebbero occorrere alla nave su
cui sono installate. Questi sistemi comprendono le
imbarcazioni di salvataggio e tutti quei sistemi atti a
metterle in mare correttamente ed in sicurezza nel più
elevato numero di eventi avversi possibili. Le
imbarcazioni possono essere di tipo rigido, ovvero le
comuni scialuppe, oppure gonfiabili, come i canotti in
uso oggi su tutte le unità passeggeri e mercantili di
linea e da crociera. |
Tra le gruette
impiegate nel passato possiamo trovare essenzialmente
cinque tipi fondamentali, fra queste: • La gruetta “Luffing Davit”, ovvero una versione semplificata della gruetta a quadrante, più snella per quanto riguarda le componenti costruttive ed in cui il meccanismo di manovra ne è intimo parente; |
Gruette Luffing Davits |
Quest’ultima, entrata in servizio nel 1931, era equipaggiata con quattro motori diesel Sulzer da 4.500 cavalli l’uno su altrettante eliche, che ne facevano la nave a propulsione diesel più veloce del suo tempo grazie ad un’invidiabile velocità 23 nodi. Nel 1932 fu immessa sulla rotta Genova-Bombay e, grazie a moderni impianti Carrier per l’aria condizionata (novità per l’epoca) e alla sua notevole velocità in relazione a quella tratta, fu talvolta preferita da Maragià e personalità notabili dell’allora India coloniale britannica ai vecchi e vetusti piroscafi della compagnia di navigazione “British-India” (che per l’appunto si occupava di collegare la madrepatria con le colonie indiane). |
Basti pensare
alle navi di classe Liberty, le quali vennero
equipaggiate con un apparato motore composto da
un’antiquata motrice alternativa a tre cilindri in luogo
di un gruppo turbine-riduttore, che gli conferiva una
velocità massima di appena 11 nodi circa. In tal senso
anche le gruette rispondevano a questo principio e
proprio in ragion di ciò l’impiego di una gruetta con
meccanismo a chiocciola-madrevite risultava essere il
miglior compromesso tra funzionalità, semplicità ed
economicità. Premettendo che il sistema che andremo quindi ad esporre non è sempre esattamente standardizzato, ovvero non ha sempre la stessa disposizione delle componenti (pur mantenendo la vite di manovra e la chiocciola come impianto di manovra), andremo ora a vedere la variante che - forse - fu la più ampiamente utilizzata, ovvero le gruette installate proprio sulle centinaia di unità di classe Liberty varate negli anni '40 ed impiegate, anche dopo la guerra, per rinforzare le marine mercantili europee decimate dal conflitto (Liberty Ship Davit). Il sistema si compone quindi, essenzialmente, di due bracci (a) e due rispettivi telaietti di supporto (b). I bracci sono infulcrati alla base del telaietto, sul lato di murata, e possono ruotare sul suddetto perno per consentire lo sbraccio fuoribordo. |
In tal senso, dopo il conflitto, molte unità di classe Liberty che trovarono nuova vita per l’impiego civile mantennero tali impianti, come ad esempio il Liberty SS Nelson Dingley,; questa unità dopo la guerra passò nelle mani della compagnia “Italnavi” di Genova, che ne dispose l’ammodernamento mediante la sostituzione dell’apparato propulsivo a vapore da 2.500 cavalli originario con un impianto a combustione interna costituito da un motore diesel “FIAT Grandi Motori” tipo 686 da 3.600 cavalli. Venne contestualmente ribattezzata M/N Italterra, e venne adattata per il trasporto di centinaia di autovetture Fiat verso gli Stati Uniti. Nonostante gli ammodernamenti che la interessarono, dunque, le gruette non furono sostanzialmente alterate rispetto alle origini. |