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Reale de France
La grande galera francese del XVII secolo
di Duilio Curradi

Articolo pubblicato dal trimestrale di scienza e tecnica n. 17 - Marzo 2010
L'HOBBY DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA

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Questa volta parliamo di una grande galera francese del XVII secolo. Si tratta della Reale de France.
Il modello che descriviamo in questo articolo è stato costruito da Angelo Valsesia, un abile modellista di Varese che ama riprodurre, con grande cura, navi antiche. Per la costruzione egli fa ricorso a scatole di montaggio.
Attenzione, però. Non pensiamo che la scatola di montaggio contenga dei pezzi già fatti e che sia sufficiente metterli insieme, seppure con pazienza.
Le cose non stanno proprio così. La scatola di montaggio del modello di una nave propone semplicemente i disegni costruttivi, le istruzioni ed il materiale necessario. Alcuni componenti sono già disegnati sul legno o pretagliati al laser. Di già pronto si trovano solo piccoli particolari come bozzelli, decorazioni e simili.
Certo che, rispetto a chi pretende di partire da ricerche fatte in proprio, le cose risultano semplificate. Le navi sono state già studiate e ne è stato realizzato un prototipo, in scala ridotta, che è diventato il riferimento per la preparazione, in serie, delle scatole di montaggio.
Ma poi spetta al modellista interpretare correttamente le informazioni che gli vengono fornite attraverso i disegni, organizzarsi il lavoro e utilizzare al meglio il materiale.
Una nave si compone, principalmente, dello scafo e delle sovrastrutture.
Per costruire lo scafo si comincia dallo "scheletro", ovvero dall'insieme chiglia/dritti di prora e di poppa e dalle ordinate, che sono le costole trasversali fissate alla chiglia. Nel montare questa struttura bisogna stare bene attenti all’allineamento per evitare che la nave risulti storta. Di solito si fissano i componenti, bene allineati, ad una tavola e poi si incollano fra loro.  Poi si realizza il fasciame, che consiste nel rivestire lo scheletro con i listelli che devono essere opportunamente rastremati, ovvero affilati alle estremità, verso prora e verso poppa, in modo che le tavole, risultando più larghe a centro nave e più strette verso prua e verso poppa, abbiano un andamento regolare.
Le sovrastrutture sono invece costituite da tutto quanto si trova sopra lo scafo e serve per rendere abitabile e funzionante la nave.

Ma torniamo alla nostra Reale de France.
Si tratta di una galea o galera. E' una nave che utilizza, come sistema di propulsione, i remi.
Ci sono, naturalmente, anche delle vele che venivano usate per la navigazione. Ma una nave di questo tipo, essendo costruita per scopi militari, affidava le sue manovre, in caso di contatto con il nemico, soprattutto alla spinta dei remi.
Adesso saliamo a bordo di questa Reale de France. Il modello riproduce, in scala 1:60, fin nei minimi dettagli, l'imbarcazione originale che fu decorata dallo scultore francese Pierre Puget. La nave era lunga 63 metri e larga 9,70. Aveva 59 banchi e 59 remi, manovrati da 7 vogatori ciascuno. 
Qualcuno si chiederà perché i remi non erano in numero pari. La risposta è molto semplice. Sul lato di sinistra ne mancava uno per lasciare spazio ai pentoloni della cucina.
All'estremità di ogni remo c'era il capovoga, ovvero un membro dell'equipaggio regolarmente pagato. Gli altri erano schiavi o condannati alla pena della "galera". Per mantenere il ritmo della voga c'era un aguzzino con due aiutanti. L'aguzzino imponeva la cadenza e i suoi aiutanti, con lunghi nerbi, convincevano i vogatori a seguirlo.
A poppa alloggiavano il comandante e gli ufficiali. L'equipaggio comprendeva anche soldati e cannonieri.
La Reale de France aveva due alberi su ciascuno dei quali era montata una vela latina. In caso di battaglia queste venivano ammainate e fissate saldamente agli alberi, insieme alle antenne, onde evitare che il fuoco nemico le facesse abbattere disastrosamente sui vogatori.
La nave era armata con 5 cannoni in bronzo sistemati a prua, sotto la rembata, e montati su slitte. C'erano anche 11 pezzi più piccoli, montati su un perno e piazzati lungo le balestriere.
Una nave di questo tipo aveva un grosso limite: poteva attaccare solo di prua, utilizzando i cannoni e lo sperone. Questo ne riduceva molto la capacità offensiva. Nel XVII secolo esistevano già navi da guerra armate pesantemente.
L'unica possibilità tattica che avevano le galee, in questi scontri, era di convergere in gran numero sul bersaglio approfittando dei momenti di bonaccia quando il veliero era praticamente immobilizzato.
Un altro problema delle galee era costituito dal fatto di essere molto basse sull'acqua.
Quando navigavano a vela, e il vento era piuttosto forte, la coperta veniva inondata e sovente il bordo sottovento, con tutti i vogatori, era completamente immerso.
Il remo
Il remo è certamente il più antico mezzo di propulsione navale. Parlare della sua scoperta è un po' difficile. Forse il suo inventore fu proprio quel tizio che, qualche millennio fa, salito cavalcioni di un tronco d'albero che vide galleggiare, provò a spingersi immergendo le mani in acqua ma poi, con un legno, meglio se piatto, trovò la cosa più funzionale.
Il remo ha fatto molta “strada” da allora. Ai tempi delle galere aveva assunto dimensioni imponenti e poteva essere manovrato, come nel caso della Reale de France, da numerosi vogatori.
Oggi i remi di quelle dimensioni si trovano solo in qualche museo. Però ne esistono di varie forme a seconda dell’impiego al quale sono destinati.
Innanzi tutto il remo si compone di varie parti (vedi figura a).  Questo è un remo comune nel quale sono indicati l’impugnatura, che è la parte più sottile, alla quale segue una parte più grossa detta girone o giglione. La parte centrale, di nuovo più sottile, si chiama ginocchio. Infine c’è la pala, l’estremità larga e appiattita che si immerge nell’acqua.
Poi esistono altri tipi di remo.
In figura b è rappresentato un remo sensile, che ha un giglione molto lungo. Questo remo, aumentando il braccio della leva, consente di ridurre lo sforzo del rematore. Viene per lo più usato dai pescatori che vogano in piedi rivolti verso prora.
Il remo in figura c ha invece un giglione corto e consente al rematore di utilizzare due remi contemporaneamente, uno per lato. E’ detto remo a palella.
In figura  d si vede un remo da gondola o da guizzo. E’ privo del giglione e viene azionato dal gondoliere che lo appoggia su una forcola fissata a poppa sul lato di dritta.
Un remo da corsa è illustrato nella figura e. Il ginocchio arriva fino all’estremità ed è protetto dall’usura in corrispondenza dello scalmo.
Il remo alla battana (figura f) è privo del giglione e il ginocchio, che porta una pala a ciascuna delle due estremità, viene impugnato al centro immergendo le pale alternativamente a dritta e a sinistra.
Il remo da pagaia (figure g e h) è un mezzo remo con pala rettangolare o ovale. Si adopera senza scalmo e, tenendolo con entrambe le mani, viene immerso un po’ di volte a dritta e un po’ di volte a sinistra.



Dai primi navigatori alle galee

La storia della propulsione a remi e a vela trova origine nelle imbarcazioni degli antichi navigatori, come i Fenici e gli Egiziani, che utilizzavano proprio questi sistemi per muovere le loro navi.
Con il trascorrere dei secoli le tecniche migliorarono. Le navi crebbero nelle dimensioni e diventarono più robuste. Furono costruite, soprattutto per usi militari, le galee. Si trattava di navi sottili che portavano una fila di vogatori per ogni lato. A prua, per offendere meglio le navi nemiche, montavano un rostro, ovvero uno sperone di ferro che squarciava lo scafo nemico provocandone l'affondamento.
Ma una nave militare, già all'epoca, doveva essere potente e manovrabile. Per aumentare la potenza si pensò di aumentare il numero dei vogatori, sia mettendone di più ad ogni remo, con conseguente allargamento dello scafo, sia aumentando il numero dei remi con conseguente allungamento dello stesso.
Ma entrambe queste soluzioni presentavano degli inconvenienti. Navi più larghe perdevano velocità. Navi più lunghe risultavano meno manovrabili.
Venne così adottata la soluzione che prevedeva la disposizione dei remi su più file sovrapposte. Da qui la nascita delle bireme e delle trireme. Ovvero navi con i remi sistemati su due o tre ponti sovrapposti.
L’impiego delle galee cessò con lo sviluppo di navi a vela sempre più grandi e meglio armate.

Rembata e Balestriere

La rembata è la struttura in legno che, in una galea, forma il castello di prua . Su questa struttura venivano installati i cannoni principali.
Le balestriere sono le aperture dell’impavesata attraverso le quali era possibile tirare sul nemico, con balestre o con cannoni di piccolo calibro.

Masconi e Giardinetti

I masconi suno i due lati della scafo a prora. Si chiamano mascone di dritta e mascone di sinistra. I giardinetti sono invece i due lati della scafo a poppa. Si chiamano giardinetto di dritta e giardinetto di sinistra.