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Fotografia digitale

di Duilio Curradi Articolo pubblicato dal trimestrale Novembre 2007
Il Notiziario del Campeggio Club Varese

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Chi più del turista itinerante, tralasciando i professionisti, ha occasione e voglia di raccogliere testimonianze del suo girovagare attraverso le immagini?
Molti Soci, sovente esperti di fotografia e videoripresa nonché attenti alle nuove tecnologie, si sono già attrezzati. Altri, invece, vorrebbero saperne un po’ di più.
Certamente chi ha voglia di fare fotografie ha già avuto, in passato, macchine fotografiche.
Evitiamo di risalire ai tempi delle foto in bianco e nero e delle camere oscure, magari domestiche, sveleremmo la nostra età.
Limitiamoci a parlare delle foto a colori e delle diapositive.
Per entrambe era necessaria una macchina fotografica attraverso il cui obiettivo la luce impressionava una pellicola. Se questa produceva un “negativo” veniva sviluppata e stampata su carta diventando il “positivo”, ovvero rappresentando l’immagine reale. Nel caso delle diapositive, invece, la pellicola, dopo lo sviluppo, era già un positivo e poteva essere vista attraverso un visore o proiettata. Era comunque possibile stampare su carta anche le diapositive.

Ma ormai la rivoluzione digitale ha investito anche questo settore così come ha cambiato completamente il modo di lavorare negli uffici, e non solo.
Oggi esiste una serie enorme di modelli di macchine fotografiche “digitali”. Dalle più piccole ed economiche a quelle semiprofessionali e professionali con ottica intercambiabile.
I prezzi sono, nel complesso, contenuti ma quello che più conta è che sono praticamente azzerati i costi di “produzione”.
Mi spiego meglio.
Una volta acquistata una macchina fotografica digitale, e magari potenziata la sua memoria, si possono scattare foto a volontà.
Certo, per vederle, bisogna disporre di un Personal Computer o collegare la macchina fotografica al televisore.
Oppure si può chiedere il trasferimento del contenuto della memoria della macchina su un CD (disco) da usare nel lettore di casa, ormai sempre più diffuso.
Oppure si possono stampare su carta, e qui il vantaggio sta nella possibilità di scegliere solo quelle effettivamente interessanti.
Con pellicole e diapositive, in genere, si sviluppavano e si stampavano tutte, quelle belle e quelle brutte.

Ma andiamo con ordine.
La macchina fotografica digitale trasforma la luce che entra attraverso l’obiettivo in un impulso elettrico che viene a sua volta trasformato in un valore numerico.
Questo avviene grazie al “sensore” nel quale l’immagine è rappresentata da tanti minuscoli quadratini colorati che si chiamano “pixel”.
Più tanti sono i quadratini migliore è la definizione dell’immagine.

L’unità di misura è il megapixel (Mpx, ovvero milioni di pixel). Una macchina fotografica  di  5 Mpx  dà  già  immagini di
ottima qualità e consente ottimi ingrandimenti. Le macchine con sensori superiori migliorano, naturalmente, la qualità dell’immagine e consentono ingrandimenti anche notevoli.
Le macchine fotografiche si distinguono in “compatte” e “reflex”.
Le compatte sono piccole e maneggevoli e hanno costi contenuti. Hanno normalmente un piccolo flash e, oltre al mirino, un piccolo schermo nel quale è possibile vedere l’immagine prima dello scatto e, immediatamente dopo, il risultato della nostra foto.
Le “reflex” dispongono di ottiche intercambiabili, sensibilità superiori e funzioni che consentono di intervenire sui parametri di ripresa. Sono naturalmente più ingombranti e più costose.

Ma dove vanno a finire le fotografie dopo che sono state scattate?
Finiscono nella “memoria” ovvero in una piccola scheda che viene fornita insieme alla macchina.

Di solito ha una capacità limitata e conviene cambiarla con una superiore visto che i prezzi di questi accessori sono in continua discesa. 
Ad  esempio  una  macchina da 5 Mpx riesce ad immagazzinare 400 fotografie, alla massima risoluzione, su una memoria da 1 Mb (megabyte - Questo valore è scritto bello grande sulle schede).
All’inizio abbiamo parlato della “camera oscura”. A parte l’aspetto romantico è ormai roba da museo.
Oggi si usa un Personal Computer. Qualcuno, solo a sentire questa parola sente arrivare l’orticaria. Niente di più sbagliato.
Il PC, ormai sempre più diffuso, è una macchina semplicissima da usare.
Non serve avere competenze particolari. Basta imparare a fare qualche semplice manovra e le nostro foto possono diventare dei veri capolavori.

Ma del PC non ne parliamo qui. Sappiate solo che esistono dei “programmi” semplici e poco costosi che consentono di trattare le proprio foto.
Innanzi tutto diventa facilissimo archiviarle. Basta con le cassette, gli album, i proiettori, e quant’altro serviva una volta.
Le nostre foto passano dalla memoria della macchina (che può essere svuotata  e riutilizzata praticamente all’infinito) a quella del PC.
Qui possono essere archiviate in modo estremamente pratico e riviste con grande facilità.
Io, ad esempio, le archivio per anno e per mese.

All’interno del mese le organizzo per evento. La ricerca è semplice e rapida.
Poi, anche per sicurezza, le foto possono essere trasferite su un disco (CD o DVD).
Se, alla fine, si vogliono avere delle copie per gli amici o per conservarle, stampate, in un album, si possono stampare in proprio oppure portare il disco in un Service e farsele stampare. Io uso quest’ultima soluzione e sono molto soddisfatto.
Cosa si può fare quando la foto è sul nostro PC?
Un mucchio di cose.
Dipende dal programma che si usa, dalla voglia, dal tempo, dalla familiarità con la macchina.
Ma le funzioni più semplici sono il ritaglio (se interessa solo una parte della foto), la correzione dell’esposizione, l’eliminazione di colori dominanti, l’eliminazione degli occhi rossi, ecc.
Foto che sembrano da buttare possono trasformarsi in ottime immagini.
Poi ci sono altri programmi che consentono di fare montaggi e trucchi ma qui andiamo in un campo un po’ più complesso anche se affascinante.